“Che non amiamo la campagna”
(Paolo Conte)

Nonostante non ci sia concesso condividere il sentimento del nostro amato Paolo, che in campagna, noi, ci sostiamo con un mutuo in pianta stabile, ogni tanto sentiamo la necessità di detossinarci da tutta questa aria salubre del Po e della Padania circostante.
Quale migliore meta di #Genova che, col suo mare e il suo traffico cittadino, ci avrebbe concesso qualche boccata di iodio, inondati di anticorpi a suon di mezzi pubblici e cullati con quell’aria di città , le vetrine sonanti dei negozi, il piacevole frastuono del mercato coperto, le note di via del campo?
Tra carruggi, focacce, pesto, pesci, botteghe e a suon di musica del Faber nazionale, la nostra prima esperienza da #camperisticittadini è andata piu o meno così:
Quando compri un #camper immagini di poter avere casetta tua ovunque: come parcheggiavi il camper di Barbie in corridoio di traverso in tripla fila di fianco le ciabatte disperse della nonna, nella tua mente inesperta, inconsapevole e indiscutibilmente fuorviata in gioventù dai teletubbies, ti immagini a sostare in un qualsiasi parcheggio, parco, area, in cui ci siano circa 6 metri di pubblico asfalto sul quale adagiare la tua baracca pret a porter fronte panorama formato cartolina.

Cosa che risulta abbastanza semplice se la tua meta è un luogo lontano dal traffico, sulla cima di qualche monte o in qualche spiaggia dimenticata da Dio in pieno inverno, ma che se vuoi visitare una città , diventa un pelo più complessa.
In questo caso qualunque sia la destinazione, vivrai per un paio di giorni in periferia, “vista tangenziale†con dei vicini tanto vicini da fare a turni per aprire la porta (che la vita in condominio è una scelta di solitudine a confronto)
#CittaVecchia , #StoriaNuova
Genova per noi è una storia “anticaâ€. La città vecchia è stata la culla di uno dei nostri primi week end romantici di inizio relazione.
I primi viaggi insieme: quelli che ti daranno le informazioni necessarie per capire se il sentimento che stai coltivando potrà avere un futuro o se è meglio reciderlo alla base per evitare successivamente inutili sofferenze e strazzatine di mutande.
Di Genova, all’epoca, vedemmo poco: al di fuori dell’hotel e della sua spa, l’ acquario, e il piatto di #trofiealpesto più buono e caro che abbia mai mangiato, una passeggiata tra i #carruggi, #viadelcampo, e una bottiglia di buon vino sono i pochi ricordi rimasti impressi nella mia memoria.
Ricordo bene, però, che davanti all’ingresso dell’acquario, un ragazzo si offrì di legarmi al polso un braccialetto dei desideri, volle un euro in cambio, ma mi assicurò che il desiderio espresso si sarebbe realizzato.
Mi feci una risata e, presa dal “calore di un momentoâ€, dagli occhi blu del ragazzo che saldava innamorato il conto del mio desiderio, e con le arterie inondate di olio e basilico, desiderai di avere, un giorno (lontano eh…mica subito) un bimbo con quegli stessi occhi blu.
Il test viaggio fu superato, a quanto pare, da entrambi e dieci mesi dopo, qualcuno mi sfilava il braccialetto per portarmi in sala parto.

Perciò eccoci qui, 10 anni dopo, in coda davanti allo stesso acquario, con un altro braccialetto pronto a legarsi al mio polso (sto giro occhi blu è stato meno disponibile ad assecondare i miei pensieri imprevedibili e mi ha saggiamente “consigliato†di tenere le mani salde in tasca a scanso di equivoci), con il nostro piccolo Hobbit con gli occhi .. verdi come i miei.. che da qualche anno sostiene di voler diventare il direttore di un acquario (nonostante, di questa storia non sappia nulla).
#SempreAccampè
Noi che ormai ci sentiamo più a nostro agio apparecchiando un marciapiede fronte statale che in un ristorante stellato


Decidiamo di fermarci in un #areasosta a pagamento, che sembra l’unica soluzione possibile, con uso di energia elettrica e ci portiamo dietro una stufetta per non consumare il gas della stufa del camper.
Per la prima volta abbiamo il riscaldamento anche in bagno perché il cavo della stufa è abbastanza lungo, ma il resto del camper si scalda a fatica e VaLento d’un tratto non è più così caldo. Io passo praticamente la notte e le prime ore del giorno in bagno con la stufa dentro il maglione, Lorenzo a letto sotto il doppio piumone, Jonata sperimenta la criogenesi.
La mattina, con la fiducia nell’animo di chi da questa città aveva già ricevuto il suo miracolo, lasciamo in camper il peloso infortunato alla zampa durante il viaggio, custodito dalle videocamere di sorveglianza, e iniziamo a cercare di capire come muoverci per arrivare in centro e vedere l’ acquario.






L’amico Google che conosce ogni nostro desiderio meglio di San Lorenzo ci consiglia di prendere il bus.
Dopo 4/5 attraversamenti di tangenziale (che Beatles scansatevi) da una parte all’altra tra un bar e un benzinaio chiuso, capiamo quale direzione prendere e che i biglietti li avremmo dovuti scaricare da una applicazione sul cellulare.
Non abbiamo credito però, perché le nostre tariffe sono a contratto, e alla fermata, i nostri goffi tentativi di scaricare i biglietti del bus on line, riescono a commuovere una signora che si offre di venderceli dal suo “mazzetto†di scorta.
Le scorte delle anziane signore ti trasmettono sempre quel sentimento misto di ansia da fine del mondo e mistica preparazione alle avversità della vita, e la gentilezza sconosciuta e disinteressata ultimamente suona di atto rivoluzionario, ma tant’è, Genova ci aveva donato un altro piccolo miracolo.
Arriviamo in centro con la signora che nel frattempo si era offerta di farci quasi da cicerone e durante il tragitto ci indica tutti i percorsi, le strade, i carruggi da vedere e dai quali passare assolutamente. Il tutto in un incomprensibile dialetto genovese coperto dalla mascherina ffp2. Capisco poco, annuisco, sorrido, voglio credere ancora una volta nel miracolo e nel fatto che non verrà con noi tutto il giorno. Scendiamo dall’autobus un paio di fermate prima e ci immergiamo nel traffico cittadino.
Iniziando a scendere verso il porto le strade si fanno via via più strette, attraversiamo i primi #carrugi e siamo inondati da colori, banchi del pesce, frutta, verdura, forni, dolci, prodotti locali all’interno di botteghe gestite anche da persone di decine di nazionalità diverse, origini lontane, perfettamente incastonate nei colori, nei suoni e nei dialetti dei vicoli intorno al Porto.



Bastano i primi 100 metri per convincerci che è ora di assaggiare la focaccia. Entriamo in un forno, e chiediamo tre pezzetti di #focaccia. La ragazza dall’altra parte del banco ne prende una teglia appena sfornata, la divide in 3 e ci chiede: metto in carta o la mangiate subito?



Con poco meno di 5 euro avevamo 300 grammi di felicità a testa ad ungerci le mani.
#InFondoAlMar
L’acquario è sicuramente un luogo affascinante, ma stavolta, non so perché, meno “magico†della precedente.

Sarà che per la storia del desiderio di qualche anno prima ero un po’ più diffidente, sarà che stavolta lo vedevo da mamma e con qualche paraocchi a cuoricino in meno, ma con più consapevolezza: al di là della bellezza di certi colori e forme della natura che hai la possibilità di osservare, mi ha dato la sensazione dello zoo.
Una cosa che mi ha stupita è che anche a Lorenzo, curiosissimo certo per le mille forme degli esseri viventi, ha dato la stessa sensazione.
Il che mi fa sperare in generazioni migliori delle nostre che vadano a osservare tutto questo davvero in mare piuttosto che dai vetri di una vasca chiusa.







#LaMusicaE’LaChiave
Dopo aver fatto comunque tutto il giro, dato un volto alla medusa e alla razza che ci avevano punti al mare nelle estati precedenti, e sollevata per il fatto che Lorenzo nel frattempo mi avesse comunicato di voler cambiare mestiere da grande, ci siamo reinoltrati tra le viuzze.Â
Se ti inoltrerai lungo le calate
(F.De Andrè)
Dei vecchi moli
In quell’aria spessa carica di sale
Gonfia di odori
Lì ci troverai i ladri gli assassini
E il tipo strano
Quello che ha venduto per tremila lire
Sua madre a un nano





Una Gamba qua, una gamba là .. focaccina su focaccina, passando per #viadelcampo, siamo risaliti dal porto. Abbiamo dato fiducia a un bottegaio genovese doc che ci ha accolti con un assaggio di schiacciata e pesto… e lì ho capito che il pesto in barattolo è pesto quanto lo è la caponata in boatta. Dopo aver fatto scorta di pesto ed avere appreso che la pasta più antica di Genova non è la #trofia, ma il #croxetto, ci facciamo indicare quale fosse il forno che gli forniva la focaccia.. buonissima!
Ci spiega, con minuzia di parcolari, dove andare a procurarcela, gentilissimo ci da anche il biglietto da visita e ci autorizza a dire che ci ha mandati lui.
Sulla strada ci sono 4 forni nello stesso punto indicato da lui.. entriamo in quello che ci sembra più vicino alla descrizione… “Ciao, volevamo della focacciaâ€.. “Ci ha mandati..†(ed esibisco il bigliettino). La ragazza non ha idea di chi io stia parlando ma improvvisa “ sii è un mio clienteâ€â€¦ e intanto ci taglia la focaccia.. io capisco che non è la focaccia che stiamo cercando, lei capisce che ci siamo persi, Lorenzo ha già ordinato 3 pezzi di pizza e sono a scaldare.. fingiamo tutti di essere nel posto giusto.
La focaccia era strabuona.. anche questa. E abbiamo capito che a Genova la focaccia è buona dappertutto e che dovevamo smettere subito con le degustazioni perché stava diventando pericoloso.. e dispendioso.
#NutriamoL’Anima
Scopriamo durante il viaggio, guida in mano, che il duomo di Genova, oltretutto, è dedicato proprio a San Lorenzo.. e guardandoci negli occhi impariamo un’altra grande lezione della vita: stai attento a ciò che desideri e a che tipo di braccialetti indossi.. che a trovarti un altro pallet di pannolini in bagno è un attimo.
Nutrito il corpo, quindi, nutriamo lo spirito.. che un salutino a sto San Lorenzo ci sembra doveroso farlo.
Il #Duomo è veramente un colpo d’occhio.

Non c’è angolo senza un fregio, un oro, un putto. Ogni angolo però è diverso dall’altro. Non siamo esperti d’arte ma la sensazione è che ti voglia raccontare storie diverse da ogni angolatura.



Un giretto al mercato coperto sulla strada del ritorno, (durante il quale io riesco a estorcere un altro euro a blue eyes, ma stavolta per comprare un melograno) e senza accorgecene siamo tornati da VaLento, e da Moro videosorvegliato



#Genova per noi.. promossa a pieni voti e anche stavolta ci ha regalato delle piccole magie:
- Mio marito che ancora mi dà un euro,
- I mix culturali che rendono buone le focacce,
- Buona musica,
- Una scatola di #croxetti,
- Un’altra pagina sul #diariodibordo



Le famiglie nobili del tempo pare ordinassero ai loro cuochi di reah utlizzare un tipo di pasta che riportasse il proprio stemma, tutto ciò con lo scopo di rammentare ai commensali l’importanza della propria famiglia e riaffermare il proprio dominio sul territorio. Le incisioni erano solitamente differenti sulle due parti. Il nome deriva dall’immagine stilizzata di una piccola croce, una crocetta (“cruxetta“) con la quale veniva originariamente decorato un lato di questi medaglioni, da qui il nome “cruxettu“. Nel levante ligure, con la parola “corzetto“ s’intende sia lo stampo di legno che la pasta così incisa.
Fonte: WIKIPEDIA – https://it.wikipedia.org/wiki/Corzetti