Folgaria:
#passocoe #forradellupo

L’idea era quella di partire venerdì sera subito dopo il lavoro, intorno alle 18.00, ovviamente a quell’ora nulla e nessuno era pronto per partire, neanche Moro che sosteneva di aver bisogno di una “messa in piega” veloce al pelo prima del lungo viaggio. (Cocker Vanitoso!)
Prepara, spiccia, carica, controlla di aver tutto e come si accende il frigo e controlliamo che funzioni la stufa e mamma portiamo anche il gioco dell’oca..massì tanto abbiamo 5 metri quadri di valigia sto giro!
Prima cena in #camper saltata che nel frattempo ci eravamo fatti fuori tutte le patatine e i salatini preparati per il week end, e finalmente, per le 20.00 eravamo a bordo!
Un’ora e mezza dopo Google maps ci indicava l’arrivo a destinazione, ma col buio pesto, come era prevedibile, non si vedeva una cippa.
Sfumata l’idea di un risveglio in altopiano con vista Lago Coe, e poi anche quella meno ambiziosa di un parcheggio vista supermercato, non ci restava che accostare al primo spiazzo, e prepararci alla prima notte in camper.
Passato il primo momento di disagio da buio pesto, sarà stato il silenzio, un cielo stellato che non vedevo da tempo in Padania, il chiaro di luna, ma nonostante fossi letteralmente incastrata nello spazio più stretto e angusto nel quale sia mai riuscita a rannicchiarmi, ho dormito come non dormivo da tempo.
Al risveglio VaLento ci ha regalato la prima grande sorpresa.
Abbiamo aperto la porta e davanti a noi un immenzo spiazzo verde circondato da #boschi (lo dicevo che secondo me c’erano i lupi.. ma ormai è giorno.. cosa importa..)


Colazione, zaini in spalla.. e si parte!
COLAZIONE: ISTRUZIONI PER L’USO
In camper lo spazio è poco e in marcia è difficile trasportare grandi contenitori. Quindi via alle torte fatte in casa tagliate a pezzetti e conservate dentro un contenitore ermetico. Frutta (arance/Banane/mele che possono essere sbucciate anche per strada e infilate negli zaini come merenda eventualmente) Frutta secca: io faccio un mix a casa così da portare solo un barattolo, the, caffè, e un brick di latte in frigo (Meglio i brick piccoli che si possono eventualmente conservare chiusi fuori frigo per ingombrare meno e aprirne uno per volta nel caso in cui non si consumasse tutto – io per esempio ci macchio solo il caffè.. ) Pane che andrà bene anche per i pasti principali (noi per esempio ci siamo fatti dei panini per l’escursione con quello che non abbiamo mangiato a colazione) e marmellata o cioccolata o qualcosa da spalmarci sopra. Per risparmiare spazio metto tutto in contenitori piccoli ermetici e compongo dei Tetris in dispensa e in frigo in modo che le cose non “ballino” e non si rovescino durante il viaggio.
La Forra del Lupo è un percorso ad anello che attraversa la lunga trincea scavata tra le pareti di roccia negli anni della Grande Guerra.
Lungo il tragitto si scorgono feritoie, osservatori a strapiombo sui monti, caverne, scale scavate nella roccia e panorami infiniti.
Abbiamo iniziato a camminare, come da copione, sempre fedeli al nostro “stile“.. alla cieca! in direzione #fortedossodellesomme

Inconsapevoli, ovviamente, di quanto potesse essere lungo il #trekking. Un’idea, certo, ce la eravamo fatta, ma non avevamo considerato le varie soste: la fame del “nanerottolo” in piena fase di sviluppo, le pipì di Moro (il saggio di casa) ad ogni albero che manco Hansel e Gretel quando hanno capito che non sarebbe stato semplice tornare a casa, la sete e il resto.









Dopo un paio d’ore di cammino tra sentieri di rocce, punti panoramici, postazioni di vedetta, ci si è aperto davanti agli occhi un prato verde enorme e soleggiato. Quale miglior angolo di paradiso per fermarsi a pranzare?

Un panino, un cioccolatino, e una ciotola di croccantini e tritato per il peloso dopo, eravamo dinanzi a un bivio:
Tornare in dietro per il percorso fatto (soluzione votata unanimemente dai due pigri del gruppo), oppure proseguire fino al Dosso e scoprire dove portava il sentiero, sperando che prima o poi si ricongiungesse col boschetto in direzione paesello/parcheggio/camper. Ovviamente abbiamo scelto la seconda opzione
Così siamo ripartiti all’avventura con gli zaini alleggeriti e il tarlo del pensiero di aver fatto una cavolata epocale.. che certe volte l’istinto canino e infantile di sopravvivenza andrebbe assecondato.
Cammina cammina.. sali e sali, zitto e nuota..ormai l’autunno in arrivo iniziava ad accorciare le giornate, arriviamo sul punto più alto del percorso.
Abbiamo fatto bene!
Si è aperto davanti ai nostri occhi un pezzo di Paradiso! La cresta del monte, il verde infinito, i daini in lontananza, e, per fortuna, una coppia di camminanti più esperti di noi inviati dalla Divina Provvidenza ad indicarci il cammino. Perchè a quel punto, davvero non avremmo saputo che direzione prendere e probabilmente non avreste mai letto questa storia.



E così ci siamo stesi sull’infinito, sperando che Moro riuscisse ad acciuffare un daino per la cena, ma ahimè, i cocker da salotto non mangiano selvaggina, quindi, gambe in spalla, abbiamo proseguito fino al Dosso.


Attraversata la muraglia di roccia imponente sulla sommità , scattate le ultime dodicimilafoto al paesaggio, abbiamo ripreso il sentiero del bosco verso il paese, il parcheggio, Casa VaLento, attraversando gli impianti sciistici spenti e ripromettendoci di tornare con la neve, in inverno.
Era arrivato il momento di traslocare VaLento verso un altro risveglio panoramico:

Qui trovi la “lista della spesa” e delle cose da portare con te per questo trekking!

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Puoi arrivare ovunque.. abbi pazienza!