Da un paio di anni ho scoperto che la Lessinia è una delle mete preferite dei mantovani. Sarà per la vicinanza geografica alla nostra Provincia, sarà che è piena di malghe e rifugi nei quali lasciarsi andare in bisbocce e bagordi, sarà che il territorio è talmente esteso da proporre paesaggi e percorsi sempre diversi, in #Lessinia, se sei mantovano, ci vai almeno due volte l’anno.
Così, anche quest’anno, la Lessinia è stata la nostra meta per ben due week end.
Il primo lo abbiamo trascorso a #erbezzo , con gli amici della squadra di #mtb per il tradizionale raduno montanaro tra #trekking #polenta e #caprioli. Eravamo partiti con l’idea di trovare la neve, giocare con gli slittini e fare pupazzi di neve. Ma si sa, ormai n on c’è piu la mezza stagione.. figuriamoci la stagione intera! e i nostri strati termici cipollosi già dopo il primo caffè in paese si erano dimezzati. Un bellissimo week end, ma la voglia di neve ci era rimasta addosso come i giubbini appesi sullo zaino di quello he ormai avevamo battezzato “l’uomo attaccapanni ” durante il tragitto fino al rifugio. Ma questa è un’altra storia.
Fu così che il nostro obiettivo nelle settimane seguenti diventò realizzare un pupazzo di neve. Avvolti dal plaid del divano di casa, le immagini della neve e di tutta quella gente sorridente illuminata dal sole e a proprio agio e con gli scarponi ai piedi mentre scala il Monte Bianco a mani nude, ci trasmettevano un’immagine di serenità , candore, quasi..tepore.
Un Week end “da BRrrrividi”

Ed eccoci qui, con il consueto entusiasmo ma coscienti e memori, stavolta, dell’ultima volta che avevamo visto la Lessinia innevata e, per inesperienza, avevamo rischiato di congelare i piedi di Lorenzo rischiando che si tramutasse in puffo gelone. Ignari di come avrebbe reagito VaLento alle basse temperature, abbiamo deciso di aggregarci a un gruppo di amici #camperisti esperti conoscitori del territorio.
Dopo aver trascorso una mattina a svuotare i reparti “saldi neve” Uomo/donna/bambino di un noto grande magazzino di abbigliamento tecnico sportivo.. economico, nonché gli armadi di amici e amici degli amici per farci prestare ciò che non avevamo trovato sugli scaffali, eravamo pronti per partire.
Destinazione: #malgasangiorgio.
Che poi che sarà mai qualche manciata di gradi in meno rispetto alla Val Padana, se ci copriamo bene.

Poi inizi a vederla la neve sulla strada, di notte (che noi e le partenze mattutine siamo come le rette che non si incontrano mai), alta, molto alta, bianca, e …fredda! Sono quelli i momenti in cui ti sorge il beneficio del dubbio di aver fatto la …cavolata definitiva!.. ma proseguiamo.
Abbiamo raggiunto i nostri amici in un piazzale vista cantiere a destra, il nulla a sinistra, quel nulla che però, scesi dal camper per salutare e constatare l’indicibile temperatura esterna, ti regala lo spettacolo dei pianeti allineati sopra la testa e la consapevolezza che sotto un cielo così non potrai che dormire bene.

Dietro richiesta di chi era già arrivato avevamo portato con noi anche un tavolino che potesse fungere da appoggio per un aperitivo pre prandiale all’aperto, l’indomani. E mentre cercavo di prendere sonno chiedendomi dove e come avremmo dovuto piantare il tavolino al gelo senza che salami, vino, e arti si congelassero, ecco che il calore che cercavamo arriva dalla popolazione locale e ci avvolge con il suono di… sgommate sul ghiaccio notturne. (Se mi ricordo chi mi ha detto che in montagna si trova la serenità gli tolgo il saluto).
La mattina il caffè, in mezzo alla distesa di Bianco nella quale eravamo avvolti, sembrava ancora più nero e bollente.
E gli strati di vestiti che avevamo preparato per la giornata sembravano molti meno.
Jonata, che come l’uomo che non deve chiedere mai alla domanda pre partenza : “che ti serve?” aveva risposto “niente”, iniziava chiedermi se riuscissi ancora a sorprenderlo con gesti d’amore come quello di comprare un copri orecchie/capoccia/collo anche per lui che non ha bisogno di niente.. e dopo essersi infilato scalda collo e para orecchie (che dire.. lo sorprendo ancora), promettendomi che non sindacherà mai più sulla lunghezza degli scontrini, abbiamo iniziato a comporre gli strati manco fossimo torte nuziali.
-Intimo;
-leggins termico;
-maglia termica;
-pile;
-panta tuta sottile;
-calzino, calzetta, calzettone;
-tuta impermeabile;
-scalda collo;
-scalda orecchie;
-berretto- cappuccio;
-guanto;
-guantone;
-occhialone;
( la stufa la metto in zaino che si sa mai troviamo una presa per strada.. )
Aiutandoci con uno spingi e tira l’un l’altro che non ci si passava più dalla porta, finalmente, eravamo fuori dal camper!



Dopo un paio di vani tentativi di usare lo #slittino sulla neve troppo alta e aver rischiato di perdere Moro che nel frattempo era sprofondato dentro un cumulo di neve (per fortuna lui e Lorenzo sono sempre appiccicati e si tengono d’occhio l’un con l’altro).. abbiamo iniziato una bella #passeggiata in direzione #Malga.
I nostri amici ci aspettavano li gà con una birra BBEllaffFReescabrr in mano.
Cercavamo la Neve e ne eravamo letteralmente circondarti. Il sole però devo ammettere che scaldava parecchio e in meno di quanto avessi mai potuto credere ogni timore riguardo al freddo che avremmo sentito era sparito.
Un bel the in malga, una passeggiata al ritorno et voilà .. il nostro primo pupazzo di neve !! Bello e sorridente servito insieme ad un aperitivo a base de “Salame freddo” e vino “fuori frigo”.
Il tavolino è rimasto in gavone, il parcheggio si era riempito a tal punto che non avremmo potuto poggiarlo se non sul tetto, tant’è che al richiamo “a TTttAvolaaaaa…” avevano risposto una dozzina di persone, probabilmente “nuove” al richiamo siculo del momento del pranzo, mentre io, abituata da sempre ad aggiungere un posto a tavola per chiunque si trovi nei paraggi dell’acqua che bolle ore pasti, cercavo di gestire il panico nel momento in cui mi ero resa conto di aver inviato a pranzo mezzo parcheggio disponendo solo di 400 grammi scarsi di maccheroni e del set da tavola dei tre nani (3 piattini, 3 forchettine, 3 bicchierini, 3 tazzine..)

Al pomeriggio, abbandonati per una partita di Uno dal gruppo, ci siamo avventurati in un’altra passeggiata. Stavolta non ci siamo fermati alla prima malga, e come tre piccole marmotte zaino e gambe in spalla ci siamo spinti oltre.




Abbiamo visto uno dei tramonti più bianchi e belli che avrei mai immaginato. Immersi in un paesaggio deserto e surreale.
Siamo tornati in dietro giusto in tempo per scoprire che vicino al camper c’era una pista per gli slittini… fatti subito due giri di prova.. tornati al camper, spogliati dei mille strati e incollati alla stufa. Sarebbe stata il nostro parco giochi della domenica.

La domenica mattina la pista si presentava piu o meno così ..ci siamo resi conto che il resto del mondo non teme il freddo, che i bambini non si ammalano con le mani nel ghiaccio, che se sudi non succede nulla e che scendere in slittino è divertente quasi quanto è faticoso risalire ogni volta sul montarozzo. Insomma, ogni discesa te la devi guadagnare.
Lorenzo (che ha due genitori più incoscienti e casinisti di lui, ahimè¨), ha subito imparato il meccanismo mentre io pago ancora a rate i danni a cose e persone a causa di qualche tibia saltata per aria prima che trovassi il modo di frenare: buttarmi fuori dallo slittino e ferirmi da sola, ad una certa, mi era sembrata la mossa più efficace. Mai desistere si dice.
E tra un “mamma non investire nessuno” e qualche momento di pace al sole al cambio turno, la domenica è volata velocemente come i fiocchi di neve che iniziavano a scendere sui nostri berretti.




Che dire.. sui monti continuerà a muovermi come una foca sulla sabbia, che la mia natura è più affine a quella della patella legata al suo scoglio. Ma ho capito che con tanti strati termici, un buon paio di guanti, una stufa in #camper e un pelo di leggerezza nel cuore anche al di sotto dello 0 termico ci si può sentire, calorosamente, a casa.
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Puoi arrivare ovunque.. abbi pazienza!